martedì 24 gennaio 2012

Alimentazione e rispetto per l'ambiente

In questo post voglio illustrare il profondo legame che esiste tra la nostra alimentazione e l'ambiente in cui viviamo, perché credo che ci siano ancora troppi  "ambientalisti" che non osservano alcuna attenzione nei confronti delle proprie scelte alimentari, evidentemente perché questo legame non è ancora molto noto.

Oggi questo articolo di Repubblica.it ha riportato la tematica in primo piano:
Dunque "gli scienziati" si starebbero preoccupando di "inventare" cibi alternativi, per evitare il collasso ambientale del nostro pianeta per il continuo aumento della domanda di cibo, ed il contemporaneo aumento dei costi (ambientali) per la sua produzione.


Bene, allora cominciamo a vedere cosa dicono, invece, gli scienziati veri: il rapporto FAO "Livestock's long shadow" ("La lunga ombra degli allevamenti"), che vanta il contributo di qualche decina di menti di prim'ordine a livello globale, già dal 2006 punta il dito sugli allevamenti di animali, dato che contribuiscono all'effetto serra planetario più dell'intero settore dei trasporti!
Una volta superato lo shock iniziale che una tale notizia può produrre in chi la sente per la prima volta (sebbene il meeting FAO del 2006 in cui è stato discusso e pubblicato questo rapporto si sia tenuto proprio a Roma...), andiamo ad esplorarne i dettagli più salienti.

Intanto dalle conclusioni del rapporto apprendiamo che:
"[..] the  livestock  sector  is  a major stressor on many ecosystems and on the planet as whole. Globally it is one of the largest sources of greenhouse gases and one of the leading causal factors in the loss of biodiversity, while  in  developed  and  emerging  countries  it  is perhaps the leading source of water pollution."
cioè:
"[...] il settore dell'allevamento causa una notevole pressione su molti ecosistemi e sul pianeta intero. A livello globale rappresenta una della maggiori fonti di gas serra ed uno dei principali fattori alla base della perdita di biodiversità, mentre nei paesi in via di sviluppo ed emergenti è forse la fonte principale di inquinamento delle acque."
Approfondendo l'aspetto legato alle emissioni di gas serra, un brano più avanti fornisce i dettagli:
"It currently amounts to about 18 percent of the global warming effect – an even larger contribution than  the  transportation  sector  worldwide.  Livestock contribute about 9 percent of total carbon dioxide  emissions,  but  37  percent  of  methane and 65 percent of nitrous oxide."
cioè:
"Al momento è responsabile di circa il 18 percento dell'effetto serra globale – un contributo addirittura maggiore rispetto a quello dell'intero settore dei trasporti mondiali. L'allevamento contribuisce per circa il 9 percento alle emissioni di anidride carbonica totali, ma per ben il 37 percento a quelle di metano e per il 65 percento a quelle di protossido d'azoto."
Il metano ha un effetto-serra circa 50 volte superiore a quello dell'anidride carbonica, mentre il protossido d'azoto circa 180 volte superiore.
Il contributo dell'intero settore dei trasporti mondiali, invece, è reperibile ad esempio in questo documento dell'International Transport Forum: "Reducing Transport Greenhouse Gas Emissions: Trends & Data 2010":
"Transport-sector CO2 emissions represent 23% (globally) [...] of overall CO2 emissions from Fossil fuel combustion. The sector accounts for approximately 15% of overall greenhouse gas emission."
cioè
"Le emissioni di CO2 del settore dei trasporti rappresentano globalmente il 23% delle emissioni totali di CO2 da combustione di fossili. Il settore è responsabile all'incirca del 15% delle emissioni totali di gas-serra."
Dunque il settore dei trasporti planetario nel 2010 era responsabile del 15% dell'effetto serra globale, in crescita rispetto al 2006, quando le stime erano attestate sul 13,5%; mentre gli allevamenti erano già nel 2006 responsabili del 18% dell'effetto serra! 18 contro 13,5!!

Solo che, mentre fermare i trasporti avrebbe un effetto deleterio su tutta l'economia globale, e riformarli avrebbe costi enormi (basti pensare ai costi ed alla durata di tutte le iniziative in atto per creare veicoli a trazione alternativa), gli allevamenti, come detto sempre nel rapporto FAO, possono essere migliorati riducendone l'impatto ambientale in molti modi, il più interessante tra i quali sarebbe proprio quello di trattare adeguatamente il letame (da cui deriva la maggior parte delle loro emissioni di gas-serra), magari  per recuperare a fini energetici il metano naturalmente rilasciato dai processi fermentativi.
Questo perché gli allevamenti costituiscono fonte di reddito e di sostegno anche nutritivo nei paesi in via di sviluppo, e quindi non è pensabile di chiuderli per eliminarne l'impatto ambientale.

Nella nostra realtà sociale, però, si potrebbe almeno pensare ad una moratoria sui consumi di questi beni finché non si riduca l'impatto ambientale dovuto alla loro produzione. Ma anche smettere di consumare prodotti derivanti da animali allevati sarebbe una semplice questione di scelta personale, che ognuno potrebbe fare, specialmente se ci tiene a definirsi veramente "ambientalista".

A questo proposito, concludo con tre riferimenti a documentari liberamente disponibili su youtube:
Circa la scelta Vegan, discuto come bilanciare la necessità di preservare (nonché migliorare) la propria salute, con quella di proteggere l'ambiente e gli altri animali in un articolo dedicato.

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